tratto da Bash di Neil La Bute - con Donato Paternoster  - prodotto da InterNOenki in collaborazione con il con il Centro Produzioni Culturali Indipendenti ZonaRischio-Roma

“…un’opportunità”. A tutti prima o poi capita di averne bisogno, a molti capita in continuazione e spesso se ne cerca una, a tutti i costi, anche solo per sostenere i princìpi che la società ci affida ogni giorno. C’è chi arriva ad uccidere, per un’opportunità, saltando gli ostacoli della coscienza, per tornare, con assoluta freddezza, alla necessaria quotidianità. Al di là di chi siamo e quale ruolo sociale ci ritroviamo a ricoprire, spesso viviamo su una linea talmente sottile, che basterebbe un’apparente sconfitta a farci crollare o a farci cadere per sempre nell’errore. È la perdita dell’autenticità della vita, che spesso si ritrova immersa in scenari di insana follia. “C’è un’esubero del personale!” è una delle frasi che sentiamo più spesso, da un po’ di anni a questa parte, mentre rimaniamo in attesa di una nuova opportunità. Questo è ciò che accade al giovane protagonista di Ifigenia in Orem, che aspetterà il suo attimo di puro abbandono, per provare a liberarsi dal peso di una tremenda verità, immersa sullo sfondo di una vicenda dal sapore assurdo. La scelta del testo è strettamente legata al desiderio di raccontare quest’epoca di squilibri, che continuano a colpire inesorabilmente il nostro paese come il resto del mondo. La ricerca tra le tematiche affrontate dalla più attenta drammaturgia contemporanea, ha portato alla messa in scena del secondo atto della commedia più “cattiva” di LaBute: Ifigenia in Orem. Qui, Il linguaggio dell’autore e lo stile comunicativo scelto per il protagonista è allo stesso modo frammentato e frammentario così come in lingua originale e la sequenza delle azioni sembra sfuggire ad ogni prevedibilità. Attraverso il semplice gioco teatrale, scevro da ‘effetti, la regia tenta di far emergere l’elemento tragico, con la parola. Un lavoro quasi completamente incentrato sull’attore che racconta (storytelling). Si ha la sensazione che, dopo aver creato l’atmosfera col pubblico, l’attore possa dimenticare e pensare di essere solo. È evidente l’associazione alla figura mitologica di Ifigenia in Aulide, di Euripide. Ciò che prevale è il profondo senso di debolezza e la precarietà della condizione umana. 

BASH è senza dubbio la commedia più ‘cattiva’ di LaBute ed e’ stata rappresentata per la prima volta a new york nel 1999, off-Broadway, al Douglas Fairbanks Theatre. Bash è un termine dal doppio significato: “pestaggio” e “festa”, la doppia valenza espressa dal titolo diventa emblematica di una esistenza nella quale gli avvenimenti drammatici sembrano confondersi con quelli più quotidiani e banali. Il testo integrale si divide in tre atti unici di cui i primi due si ispirano alle tragedie di Euripide. “Medea redux”,“Ifigenia in Orem” e “Un branco di santi” sono storie diverse ma con un filo rosso comune. Come lo stesso autore suggerisce, il “new black”si configura nell’atrocità di morti, che proprio in quanto in-utili, lasciano nello spettatore un senso di inaccettabilità. In “Bash” l’assurdo si mescola alla quotidianità, e ne viene tragicamente riassorbito in una progressiva perdita di senso.

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